Intervista a Giulia Oriani, regista e produttrice Secondo Piano Scala B: “Un dialogo transmediale tra cinema, TV e social network”

Abbiamo fatto qualche domanda a Giulia Oriani, regista e produttrice del film “Secondo Piano scala B” . Ci spiega che nel film “le cinque protagoniste hanno scoperto l’importanza del dialogo, della comunità e della solidarietà e hanno formato un team”. E del progetto – che piace a pubblico e investitori – dichiara che:”Mettendo in contatto i diversi media, si è creato un dialogo  si sta espandendo dalla narrazione visuale (cinema e televisione) e i network online fino alla street art”

Come hai avuto l’idea di realizzare una storia con cinque donne protagoniste?
Questo progetto nasce da un cortometraggio, Nunzia – interpretato da Milena Vukotic – nel quale la protagonista, relegata dal figlio in una condizione “da anziana”, approfittando di un incontro casuale, riesce a uscire da questa “gabbia” e a riprendere in mano la propria vita riacquistando la gioia di vivere.
Il cortometraggio è stato molto apprezzato nei circuiti cinematografici e premiato nei festival di tutto il mondo e, per questo, mi è venuto in mente di scrivere una storia che parli delle stesse esigenze di Nunzia vissute da donne con esperienze ed età diverse.

Quindi si tratta di un film?
Un film che fa parte di un progetto più articolato che utilizza la comunicazione transmediale. La sceneggiatura racconta l’ avventura che ha fatto incontrare le protagoniste che hanno deciso, alla fine, di creare una pagina Facebook per raccontarla agli altri.
La pagina Facebook esiste realmente – Secondo piano Scala B – e, grazie ai suggerimenti del pubblico del web, è nata la prima stagione della serie televisiva, sequel del film. Il progetto si sta evolvendo in un’ulteriore esperienza comunicativa, grazie alla collaborazione con gli artisti di strada, che con la loro arte hanno aderito all’idea di rendere la “piazza virtuale” di Facebook anche “piazza reale”.

Dove pensi di realizzare questo progetto?
La storia ha un carattere “universale” nel senso che vuole essere rappresentativa della vita di ogni donna e pertanto avrebbe potuto contestualizzarsi in qualunque luogo, anche in una zona di una grande metropoli, ma ho individuato nella regione Marche la cultura che poteva meglio supportarla e nella semplicità di una vita in una piccola città il territorio ideale per raccontarla. Il progetto, attualmente, ha avuto il sostegno della Regione Marche e della Film Commission Marche.

Quali sono i punti di forza del progetto?
Nel film, le cinque protagoniste hanno scoperto l’importanza del dialogo, della comunità e della solidarietà e hanno formato un team. Le loro avventure, raccontate nella serie, hanno come input le richieste di chi si mette in contatto con loro. La tematica della comunicazione caratterizza sia la forma che il contenuto del progetto e la ricerca transmediale è la sua forza innovativa. Abbiamo spinto l’approfondimento su che cosa sia la comunicazione, mettendo in contatto i diversi media, creando un dialogo tra loro; dialogo che si sta espandendo dalla narrazione visuale (cinema e televisione) e i network online fino alla street art.