Sei anni senza Mariangela Melato, antidiva e anticonformista

Sei anni oggi senza Mariangela Melato.
Antidiva e anticonformista, versatile, in una delle ultime interviste rilasciata a La Repubblica ha raccontato: “Mi vedevo diversa da tutte le altre: senza seno, senza sedere, magretta. E invece è andata bene ogni volta”

Poco prima di andarsene, ha rilasciato una intervista a Isabella Bossi Fedrigotti de “La Repubblica”, raccontando tanto della sua vita, dei suoi amori e della sua passione immensa per il cinema e il teatro. Nata a Milano, figlia di un vigile urbano e di una sarta, assieme alla sorella Anna e al fratello Ermanno hanno vissuto un’infanzia felice. Mariangela ha sempre coltivato la passione per il mondo dello spettacolo. Tanto è vero che, poco più che adolescente, ha lasciato casa per inseguire il suo sogno più grande: fare l’attrice. Prosegue così il suo racconto.

Visconti? Avevo 17 anni, ricordo il suo cappotto di cashmere. Andò così. Stava facendo dei provini a Roma per ‘La monaca di Monza’ e io volevo esserci a tutti i costi. Dissi alla mamma che andavo al cinema con un’amica e, invece, presi il treno per Roma. Incontrai il mitico Luchino e mi parve bellissimo, affascinatissimo, elegantissimo nel suo cappotto scuro. Avendomi a un certo punto presa sottobraccio, sentii per la prima volta cos’era il cashmere! Feci dunque il provino e poi Visconti chiese: “Te li taglieresti i capelli?” che io portavo lunghi, diritti, con la frangia sugli occhi, alla Juliette Greco, insomma. “Anche i piedi, signor conte” gli risposi pronta. E fui scritturata. Nella notte ripresi il treno per Milano e a casa la mamma me le diede di santa ragione. Poi, però, venne alla prima, e Visconti fu gentilissimo con lei. Li sentivo parlare, lui, il gran signore dall’italiano meraviglioso che, in dialetto milanese, per metterla a suo agio, diceva: “L’è bela, la tusa, l’è bela, però la gha anca du ball”, e la mia mamma, che si esprimeva quasi solo in dialetto, morta di soggezione, si sforzava di rispondergli in lingua: “Sì… effettivamente… signor conte… la ragazza ha le palle…”. Invece con Renzo (Arbore, ex fidanzato storico) la mamma andava giù piatta in milanese. S’immagini: lui, napoletano di Foggia, non capiva un’acca. Alla prima di “El noss Milan” con Strehler (del quale mi aveva pronosticato pessimista: “El te ciapa no, quel Strehler lì”), lei gli stava seduta accanto e pretese di spiegargli la trama, facendolo naturalmente in dialetto”.

Mariangela Melato, innumerevoli anni di carriera teatrale e cinematografica alle spalle, è sempre apparsa come una donna felicemente “normale”, e cioè intelligente, spiritosa, curiosa, semplice, sapiente. “Sapevo fin da piccola che questo era il mio mestiere, anche se mi vedevo diversa da tutte le altre che lo facevano: senza seno, senza sedere, magretta, gli occhi troppo distanti e il vocione. E invece è andata bene ogni volta, tutti i numerosi provini che ho fatto nella mia vita sono andati a buon fine, un po’ come quello con Luchino Visconti. E i ruoli, i lavori che sceglievo, anche quelli più ostici, miracolosamente hanno sempre avuto successo. Ricordo, per esempio, una ‘Fedra’ di Racine che decisi di interpretare, in versi, sia pure mirabilmente tradotti da Giovanni Raboni. Perfino Ronconi – si era mostrato perplesso quando gliene parlai. Per non dire di Renzo (sempre Arbore, ndr), che mi chiese: “Che storia sarebbe?” mi chiede. “Mah, una storia antica, greca, che finisce male, e io sono vestita di nero da capo a piedi e recito in rima”. “Neanche morto ti vengo a vedere!”. Poi però venne e fu un trionfo di pubblico.

Se non fosse riuscita a diventare attrice ha dichiarato più volte che avrebbe voluto fare la stilista, grazie al suo gusto e sentimento per gli abiti, per la loro capacità di seduzione “Non mi piacciono scollature e tacchi alti. Ho la presunzione di voler piacere per come sono, vestita in modo pudico, adatto alla mia mancanza di giovinezza. “Andate a cercare altrove” direi agli uomini cui piacciono le donne con il tacco dodici”.

E conclude la sua intervista con una affermazione, assolutamente “moderna”, che calza benissimo con i tempi che stiamo vivendo. “Penso di essermi comportata bene, prima di tutto con me stessa. Non ho mai avuto protettori di alcun genere e con un po’ di ironia me la sono cavata nelle situazioni, diciamo “scabrose”, che sono capitate anche a me. Ce la si può fare, insomma, pur senza andare a letto con regista o produttore. Per il futuro nostro, mi dispiace molto, invece, che il mondo sia così poco ospitale, così difficile per i ragazzi. E per mondo intendo, ovviamente, la natura, le città, la società, ma anche il lavoro, quello mio nel caso specifico”.